la blues mobile

(ovvero per tacer del pilota…)

(Gazzetta di Campo Tizzoro – ago 08 ) 

 

Quando John Landis nel 1980 tiro’ fuori dal cilindro il film dei Blues Brothers,di sicuro non aveva la sensazione di quanto esplosivo sarebbe stato quel suo modo originale di raccontare uno spaccato di America cosi’…immaginata,scanzonata,possibilista e fantasiosa….Gia’,quella stessa America che i nostri ragazzi degli anni’40 vedevano dalla coperta dei bastimenti transoceanici  quando ci arrivavano e se,ci arrivavano…..Un sogno cullato e sospirato da chi aveva negli occhi la guerra,la fame,la poverta’…..Schiene rotte,notti insonni,in balìa delle intemperie…..Eppoi,una volta di la’,un futuro,se e quando c’era,pieno di speranze e di voglia di sorridere…..Un futuro che poi non per tutti si realizzava,e allora,con la testa tra le mani e la faccia triste,faceva versare lacrime amare col desiderio di guardare il mare che dall’altra parte bagnava la spiaggia della casa paterna,in Italia….O guardare le montagne innevate,uguali a quelle da cui quei ragazzi erano partiti,e che per molti rappresentavano il punto dove un giorno ritornare,da vincitori…..Com’era cambiata quell’America,a guardarla con gli occhi dei Blues Brothers…Grazie anche alla forza e l’ingegno dei giovani stranieri di quel dopoguerra,che in mezzo a mille problemi,avevano lavorato duro per emergere e per ottenere un poco di rispetto….Adesso,poco piu’ in la’ della porta di casa,nel Mediterraneo,quella stessa sensazione di “America” la vivono in tanti,che sbarcano stremati,con gommoni rudimentali,sulle nostre spiagge.Come se la storia si ripetesse,e avesse continue cuspidi seguite da depressioni immense,a girare,in una roulette infinita….rien ne va plus….e quando la pallina si ferma,ecco la’il destino,pronto a scrivere di nuovo una storia,una vita,un finale…..Jake ed Elwood Blues,i fratelli protagonisti di quel film,non immaginavano a quali e quante palline avrebbero dato il via in quel vortice di goliardia,e alle vite che avrebbero ispirato con le loro paradossali goffaggini e un umorismo geniale…E un punto di partenza lo trovarono anche loro : una giusta causa,una molla che avrebbe fatto scattare il meccanismo,una carica vitale per travolgere le ingiustizie…..La raccolta di denaro per “fare del bene” per ragazzi ancora meno fortunati di loro….Ecco che torna in piedi la vecchia band,e dopo alterne peripezie va a finire nel negozio di un eclettico Ray Charles che mostra loro tutta la sonorita’ di un vecchio piano elettrico,fulcro da dove ripartire per sfidare la sfortuna……Ci voleva a quel punto del film “IL”personaggio chiave,che desse motivazione e continuita’ a quelle note musicali,ricche di fascino e di storia delle loro tradizioni,e prendesse per mano quella strampalata band,accendendo la miccia…..Ci piace pensare che al volante di quella Bluesmobile, la “Dodge Monaco” del ’73,ci sia tu,Sergio…..In fondo quel viaggio cosi’ intenso e originale del Collettivo e’ partito con te proprio in quell’anno…e ce ne vuole per fermarci…..pistaaaaaaaa!!!!!!!

Il Collettivo